You are currently browsing the daily archive for 25,08PMVen, 14 Ago 2009 20:14:09 +01002252009,2008.
Roberto Farneti
Gianni Ferrara, professore emerito di Diritto Costituzionale presso l’Università La Sapienza di Roma. Dopo avere ottenuto il federalismo fiscale, la Lega alza il tiro. Ora propone di adeguare i salari al costo della vita, tagliando l’Irpef per chi vive al Nord e azzerando l’Ires per quelle aziende che aprono e creano nuova occupazione al Sud. Nel momento in cui si pensa di non far pagare a una parte degli italiani una tassa nazionale che fornisce circa un terzo del gettito fiscale per lo Stato e che concettualmente riguarda tutti i cittadini, indipendentemente da dove risiedono, non si corre il rischio di minare ulteriormente l’unità del paese? Non siamo già oltre i limiti fissati dalla Costituzione?
Non c’è dubbio alcuno. A mio giudizio la Lega sta conducendo una politica ormai chiaramente e pericolosamente di attentato non soltanto verso la Costituzione, ma verso la stessa unità nazionale, verso la Repubblica italiana intesa come comunità di cittadini e cittadine. Questa è l’ultima delle trovate, l’ultima delle provocazioni, l’ultima delle azioni del Carroccio volte a creare le precondizioni per la secessione. E quindi già solo per questo dovrebbe essere respinta. Leggi il seguito di questo post »
Professor Rodotà, può darci anzitutto il suo giudizio di giurista sull’ordinanza del Tar del Lazio che rimette in discussione la presenza degli insegnanti di religione cattolica negli scrutini scolastici e il contributo ai «crediti formativi» di quell’insegnamento facoltativo?
Ritengo che l’ordinanza sia assolutamente corretta. Il punto di partenza è rappresentato da una sentenza della Corte costituzionale ben nota e che risale a 20 anni fa. In essa si sancisce che la laicità è un principio supremo – e lo sottolineo – dell’ordinamento repubblicano. Questo implica, sempre per la Corte, la garanzia del pluralismo della libertà religiosa e culturale. A partire da qui, non v’è alcun attacco alla libertà religiosa né all’insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica: sono invece messe in discussione come illegittime – ripeto, correttamente – due delle conseguenze che si sono volute trarre dall’istituzione di quell’insegnamento. Primo: che quest’insegnamento contribuisca alla formazione del credito formativo. Secondo: che l’insegnante di religione partecipi al consiglio di classe in sede di scrutinio. Leggi il seguito di questo post »
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.