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La cittadinanza attiva italiana ha  ottenuto una straordinaria vittoria raccogliendo un milione e quattrocentomila firme per chiedere un referendum contro la privatizzazione dell’acqua(Legge Ronchi ,19 novembre 2009).

Questo grazie a una straordinaria convergenza di forze sociali che vanno da associazioni laiche come Arci o Mani Tese, o cattoliche come Agesci o Acli, da sindacati , da movimenti come NO TAV o NO Dal Molin, da reti come Lilliput o Assobotteghe…. In nessun referendum si era mai visto un tale schieramento di forze sociali così trasversali , che hanno trovato poi la capacità di organizzarsi a livello locale, provinciale, regionale. E’ stata l’acqua, fonte della vita, che ha riunito in unità la cittadinanza attiva. E’ fondamentale notare che tutto questo è avvenuto senza l’appoggio dei partiti, senza soldi e senza la grande stampa. I partiti al governo ci hanno attaccato pesantemente (le dure dichiarazioni di Ronchi e Tremonti), mentre i partiti dell’opposizione presenti in Parlamento(PD e IDV)ci hanno remato contro. Leggi il seguito di questo post »

Insieme, donne e uomini appartenenti a comitati territoriali e associazioni, forze culturali e religiose, sindacali e politiche, abbiamo contrastato i processi di privatizzazione del servizio idrico portati avanti in questi anni dalle politiche governative e in tutti i territori.
Insieme abbiamo costituito il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua e raccolto più di 400.000 firme a sostegno di una proposta di legge di iniziativa popolare per la tutela, il governo e la gestione pubblica dell’acqua.

Mentre la nostra proposta di legge d’iniziativa popolare giace nei cassetti delle commissioni parlamentari, l’attuale Governo ha impresso un’ulteriore pesante accelerazione, approvando, nonostante l’indignazione generale, leggi che consegnano l’acqua ai privati e alle multinazionali (art. 23bis, integrato dall’ art. 15-decreto Ronchi).

Non abbiamo alcuna intenzione di permetterglielo. Leggi il seguito di questo post »

Checchino Antonini
Disastro ambientale, danneggiamento e deviazione di acque, deturpamento di bellezze naturali, associazione a delinquere per il traffico illecito di rifiuti speciali e pericolosi: il catalogo dei reati tirato fuori dai carabinieri del Noe, il nucleo del controllo ecologico, è impressionante al punto che il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, alla luce dei primi esiti dell’operazione “Black river”, ha “titolato” così: «Una Gomorra subappenninica». Il “fiume nero” è quello che scorre sotto il cumulo di 500mila tonnellate di rifiuti di qualsiasi tipo accatastati illegalmente nell’alveo del Cervaro, un torrente che dall’appennino scorre verso il Gargano. A Castelluccio dei Sauri, meno di venticinque chilometri da Foggia, i carabinieri hanno scoperto una discarica abusiva grande come otto campi di calcio, 330mila metri cubi, la più grande d’Europa.

Una massa enorme che, se smaltita correttamente avrebbe imposto una spesa di almeno due milioni e mezo di euro. E all’alba di ieri sono scattate 42 ordinanze di sequestro di beni e del laboratorio di analisi utilizzato per le false cerificazioni e gli arresti di dodici imprenditori, il gestore della vicina discarica autorizzata, ma esaurita, di Deliceto, i responsabili di un impianto di frantumazione inerti, Valente snc, e un nugolo di autotrasportatori. «Una regìa condivisa da malavita organizzata e imprenditori senza scrupoli – ha detto Nichi Vendola – capaci persino di alterare il corso naturale di un fiume per lucrare ai danni della popolazione e del territorio della Capitanata».

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