Il presidente della giunta regionale Toscana Claudio Martini non ha perso le staffe, come molti prevedevano, perché all’ultimo momento «improrogabili impegni» l’hanno tenuto lontano dal dibattito promosso domenica a Firenze, all’interno di Terra Futura, dal Forum toscano e nazionale dei movimenti per l’acqua sulla ripubblicizzazione del servizio idrico in Toscana e in Italia, partendo da importanti esperienze europee che hanno deciso che l’acqua non può essere considerata una merce.
Certo, di motivi – diciamo così – per rendere Martini almeno inquieto ne sono emersi molti in quella discussione. Il primo sta nel fatto che la giunta regionale ha approvato a maggioranza una proposta di legge di riordino dei servizi pubblici, che ora andrà in discussione in consiglio, che di fatto, se verrà approvata, sancirà la privatizzazione del servizio idrico in Toscana, consegnandolo nelle mani di Acea e Suez, mentre le testimonianze emerse nella discussione di domenica [da Parigi, Bruxelles e Siviglia] ci consegnano una realtà assai diversa e in controtendenza.

Anne Le Strat, presidentessa dell’azienda pubblica Eau di Parigi e assessora della giunta del Municipio di Parigi con delega alla «ripubblicizzazione del servizio idrico», ha confermato l’intenzione dell’amministrazione parigina di tornare alla gestione completamente pubblica dell’acqua a Parigi entro la fine del 2009. Non è esagerato dire che questa decisione ha una portata storica e, nel momento in cui si realizzerà, costituirà probabilmente uno vero spartiacque nella battaglia mondiale per la ripubblicizzazione del servizio idrico e per il riconoscimento dell’acqua come bene comune e diritto umano universale. Nel 1984, infatti, grazie all’allora sindaco Chirac, la distribuzione dell’acqua potabile a Parigi venne privatizzata, affidando il servizio alle due multinazionali francesi Suez e Veolia, che sono anche le più importanti aziende private del settore idrico nel mondo. Ebbene, nel 2009 questi affidamenti scadono e l’amministrazione parigina ha deciso di togliere la gestione a questi due colossi. Allo stesso modo, l’esperienza del Belgio e, ancor più, del Consorzio pubblico di Siviglia, impegnato a completare la ripubblicizzazione del servizio idrico in un’area estesa dell’Andalusia, confermano che l’impostazione della battaglia che da diversi anni il Forum nazionale dei movimenti per l’acqua ha promosso in Italia è tutt’altro che astratta e velleitaria.

Il secondo motivo di «nervosismo» per gli amministratori toscani del Pd sta nel fatto che le esperienze europee presentate a Firenze si sono incaricate di dimostrare l’assoluta inconsistenza di un altro dei pilastri dell’ideologia della privatizzazione, e cioè l’idea, che la gestione pubblica sia inefficiente. Eppure, il Consorzio pubblico di Siviglia utilizza quaranta indicatori verificabili per misurare l’efficacia della gestione per garantire un servizio di qualità e lo fa coinvolgendo cittadini e utenti, a riprova del fatto che esiste un’idea di efficacia/efficienza del servizio che non si riduce, anzi è alternativa, all’assunzione della redditività aziendale come parametro di misurazione.
Insomma: la tanto sbandierata modernizzazione che viene rappresentata e identificata con una realtà europea che privatizza, realizza efficienza perché si affida al primato degli indicatori aziendali e di mercato e, per questa via, porta benefici ai «consumatori» è, questa sì, una visione ideologica, non corrispondente ai processi reali.

Infine, l’ultimo motivo di inquietudine per il presidente Martini, lo hanno dato quelli del Forum toscano e nazionale dei movimenti per l’acqua: non solo richiedendogli un confronto pubblico, ma anche promettendogli una fase di mobilitazione sociale, di contrasto alle logiche di privatizzazione del servizio idrico e di affermazione dell’idea dell’acqua bene comune e di una gestione del servizio idrico fondata su un nuovo ruolo del pubblico, efficace perché partecipato dai lavoratori e dai cittadini.

Corrado Oddi Fp Cgil, Forum movimenti per l’acqua