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manifestazione contro la direttiva bolkesteinI lavoratori distaccati – quelli inviati da un’impresa all’estero – possono guadagnare meno dei loro colleghi contrattualizzati da una società del posto. Cose che succedono, nella pratica; ma da ieri questa discriminazione è diventata legale, avvalorata da una sentenza della Corte di Giustizia del Lussemburgo.

I giudici comunitari hanno infatti stabilito che alla direttiva europea sui lavoratori distaccati non deve necessariamente venire applicato il salario minimo del paese in cui un’impresa manda i propri dipendenti a lavorare. In pratica che il principio della libera prestazione dei servizi, sancito dall’articolo 49 dei Trattati, primeggia sulla non discriminazione salariale. Di fatto: si promuove il dumping sociale.

La Commissione europea ha reagito indirettamente alla sentenza – che riguarda un contenzioso tra il land tedesco della Bassa Sassonia e l’impresa Object und Bauregie, vincitrice di un appalto di edilizia pubblica – invocando, per bocca del commissario al lavoro Vladimir Spidla, «una maggiore cooperazione amministrativa tra gli Stati membri», per facilitare l’impiego dei lavoratori distaccati, circa un milione in Europa. Lo stesso Spidla ha poi aggiunto di volersi «battere contro ogni forma di dumping sociale», ma all’interno del quadro della direttiva. Il problema è che è proprio questa, almeno per come viene letta dalla Corte del Lussemburgo, a generare dumping sociale; il problema, insomma, è a monte. Leggi il seguito di questo post »

Marco Bersani, di Attac Italia lo dice convinto: «Voterò per la Sinistra Arcobaleno». I motivi? «Tenere aperta una strada e continuare a coltivare l’idea che la politica possa cambiare, che non sia una cosa immutabile».

C’è un gran parlare di voto utile in questi ultimi e concitati giorni di campagna elettorale. Il voto alla Sinistra Arcobaleno è così inutile?
Il punto è che il voto non deve essere utile ma libero e laico. Ciascuno deve essere libero di valutare senza condizionamenti di questo tipo. Detto questo penso che i cambiamenti non attraversano il voto ma le mobilitazioni sociali, i movimenti. il voto è importante per capire cosa si muove nella società. Leggi il seguito di questo post »

attac-univ.gifUniversità popolare di Attac

www.attac.it Ottava edizione
Pomezia, 25 – 27 aprile 2008

La finanziarizzazione dell’economia mondiale e la sua crisi.
Come restituire potere ai cittadini?

Con Susan George e Michel Husson.

Relazioni di A. Baranes, M. Bersani, L. Cirillo, G. Cremaschi, D. Danna, S. Lucarelli, R. Patalano, T. Vitale, E. Screpanti.

Il processo di finanziarizzazione dell’economia mondiale è cominciato, con concomitanza con la seconda globalizzazione, nell’ultimo quarto del XX secolo. E’ stato caratterizzato da una rinnovata ed accresciuta importanza del capitale finanziario, libero di spostarsi senza vincoli tra i mercati mondiali, dall’aumento dei tassi d’interesse a lungo termine, a vantaggio dei rentiers ma a detrimento delle condizioni occupazionali in tutto il mondo e delle possibilità di sviluppo delle economie arretrate. Questo processo ha comportato un aumento dell’instabilità dell’economia mondiale negli anni Ottanta e Novanta, fino all’odierna crisi dei mutui subprime statunitensi, che minaccia l’innesco di una recessione su scala mondiale. La finanziarizzazione è stata accompagnata dall’adozione di politiche economiche neoliberiste, dalle privatizzazioni su larga scala delle economie pubbliche, fino ad arrivare a servizi essenziali come la gestione dell’acqua e dei rifiuti, erodendo il potere decisionale dei cittadini e svuotando il fondamento stesso della democrazia. Vogliamo interrogarci in questa sede – dopo aver approfondito le dinamiche attuali della crisi dell’economia mondiale – sulle possibili contromisure da adottare, dalle proposte di tassazioni globali alla ripubblicizzazione dei servizi pubblici essenziali e alla difesa dei beni comuni.  

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